Un amore a prima vista.
La mia prima moto, parte I:
Primi mesi del 2021, da bravi mammiferi, stiamo uscendo dal letargo. Il covid non molla la presa, le regioni cambiano colore manco fossero un semaforo all’ora di punta di una megalopoli asiatica. I pensieri cominciano a intristirsi, eppure, in una ancora fredda domenica di fine febbraio, all’improvviso un barlume di speranza. Ero da diversi giorni alla ricerca di qualcosa. Qualcosa che mi riportasse un pò di buonumore, una bella dose di autostima e gioia. Eccolo l’annuncio, ogni tanto su Subito.it, qualcosa di buono salta fuori, quando meno te lo aspetti.
Tra annunci improponibili, altri veramente lontani da raggiungere, spunta una fantastica Suzuki GSX-R 600 del 2004 (K4) nemmeno lontana da casa; salvo l’annuncio tra i preferiti e proseguo la ricerca. Eppure, oltre a lei, qualcos’altro di buono tra le moto usate c’era. Però lei continuava a tornarmi in mente, gli altri annunci non avevano più molto senso per me. Passa un giorno, ne passano due. In un baleno siamo di nuovo a domenica, l’ossessione non è passata. Contatto il venditore e il pomeriggio stesso è disponibile a farmela vedere.
Inconsciamente avevo già deciso, quella doveva essere la mia prima moto. Il proprietario, abita a pochi chilometri da casa ed è il classico smanettone, si presenta infatti al luogo di incontro con un KTM exc 525 e mi fa strada in monoruota verso casa sua. Eccola finalmente, bellissima e ben mantenuta. Sempre tenuta in garage e mai pista (la classica frase che si sente dire o si legge). Me la mostra in tutti i suoi particolari, da cima a fondo, mi descrive brevemente come si comporta su strada e quale utilizzo ne faceva il venditore (principalmente giri domenicali in compagnia del figlio come passeggero). Non ho osato chiedere di provarla, non ero sicuro io perchè era da diversi anni che non guidavo una moto, ma in generale è una richiesta che si può provare a fare a chi ci vende un mezzo. Pochi minuti dopo averla vista, sento finalmente la sua voce..ho la pelle d’oca, il motore sale di giri in modo fulmineo una volta scaldato, ha un minimo regolare e non emette preoccupanti suoni metallici o scampanellii sinistri, segno che la meccanica è in buono stato. Dal terminale Akrapovic non esce fumo strano, soltanto una dolce melodia made in Japan. Finiti i convenevoli, la moto torna nel garage, chiedo al venditore di poterci pensare sù qualche giorno e ci salutiamo. Salgo in macchina e me ne torno a casa, felice come se avessi già concluso l’affare.
Trascorsi 3 o 4 giorni, ci siamo, si va a prendere la moto. Bonifico, passaggio di proprietà, assicurazione e siamo pronti. Il colpo di fulmine c’è stato, la prima impressione è stata ottima. Sono volati letteralmente i chilometri verso casa con mio fratello in auto a farmi da scorta e un sorriso ebete sotto il casco, finalmente quel senso di libertà che non provavo da tanto, troppo tempo. Mi è sembrato di nascere di nuovo, ma stavolta, ridendo.
Ecco come si presentava, più o meno, la Suzukina poco dopo l’acquisto. Inizialmente aveva degli osceni adesivi catarifrangenti sul bordo dei cerchioni, dei mini indicatori di direzione LED (bruniti, invisibili e dal lampeggio impazzito) svariati adesivi quà e là e degli specchietti, carini si nella forma, ma praticamente inutili nell’utilizzo su strada. Di buono però montava già: un bellissimo terminale omologato Akrapovic in carbonio con db killer estraibile, portatarga leggero, parafango anteriore in vero carbonio e filtro dell’aria sportivo BMC (ma questo l’ho scoperto un pò più avanti). In più, insieme alla moto mi sono stati forniti svariate parti originali, come appunto il terminale di scarico che montava di serie (un siluro in pratica, ma ben mantenuto), il portatarga con le frecce originali, il parafango anteriore di plastica, gli specchietti di serie, la copertura monoposto (unghia) che ho montato all’istante e tanto altro. Se vi capita di acquistare moto usate, oltre ovviamente alla documentazione, è buona norma ricevere tutte le parti di serie (OEM) in caso queste siano state sostituite con componenti aftermaket; se non vi vengono proposte chiedete spiegazioni e se possibile, pretendetele.
Prime impressioni
Il chilometraggio al momento dell’acquisto superava di poco i 49000. Il prezzo mi sembrava più che onesto e per 2700€ mi sono portato a casa un vero gioiellino. Con lei, mi sono subito sentito a mio agio, non è una supersportiva estrema, forse è un pò una prerogativa di Suzuki (non di tutte le sportive giapponesi però) ma la posizione in sella non è per niente scomoda e non affatica troppo chi la guida, probabilmente anche la mia corporatura nella media ha facilitato l’approccio ergonomico con questo genere di moto. Anche il motore 600 di Hamamatsu, seppur brillante, ha una potenza che si scatena ad un elevato numero di giri, questo non vuol dire che a bassi regimi sia un propulsore dormiente, anzi è sempre molto pronto e reattivo ma difficilmente mette in difficoltà chi la guida e rende la moto fruibile in tutte le situazioni.
Con queste prime righe ho voluto un pò descrivere la mia esperienza nel comprare una moto usata, nel mio caso è andata benissimo, la realtà ha superato di gran lunga le aspettative, infatti il mezzo era veramente in condizioni eccellenti al momento della compravendita, ciò non vuol dire che può andare sempre bene e tra privati la fregatura può essere sempre dietro l’angolo. Nei prossimi articoli scriverò una guida su cosa controllare nell’acquisto di una moto usata e continuerò la recensione della mia K4, intanto se vi va lasciate un commento e raccontatemi le vostre esperienze con moto usate.
A presto!
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